L’amore che non osa dire il suo nome
- 07:28
- By Una, la spettatrice itinerante
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L'AMORE CHE NON OSA DIRE IL SUO NOME (testo di Antonella Leone)
«Pesci, pensai, non siamo altro che pesci...
branchie che si gonfiano e si chiudono... poi viene un gabbiano che dall'alto
ci prende e mentre ci smembra ci fa volare, forse questo è l'amore.»
M. Mazzantini
Personaggi
Primo
episodio, Paure
- Luca
- Marco
Secondo
episodio, Distacchi
- Marco
- Francesco, papà
di Marco
Terzo
episodio, Ritorni
- Marco
- Luca
PRIMO
EPISODIO, Luca e Marco
Paure
Buio. Sullo
schermo appare l’immagine di un papavero rosso abbandonato sull’asfalto.
VOCE FUORI CAMPO di Luca: Scivolo giù dalla finestra. Quindici
metri. Questi
sono gli ultimi
secondi della mia
vita. Chi l’avreb-
be mai detto che
sarei morto a sedi-
ci anni? Cado. Ho
paura e cado.
Darei chissà cosa
per tornare indie-
tro e provare a
vivere.
Ma non ce la faccio ad andare avanti
in questa vita, non sto bene.
Ma non ce la faccio ad andare avanti
in questa vita, non sto bene.
Il vento smuove i petali del fiore che ondeggiano avanti e indietro.
VOCE FUORI CAMPO di Luca: Sono gay. L’Italia è un Paese libero
ma esiste l’omofobia
e chi ha questi
atteggiamenti deve fare i conti con
la propria
coscienza. Mi sento
sbagliato. La mia è una vita di
rimpianti.
Dicono che un attimo
prima di morire si
riesca a ripercorrere
tutta la propria
vita.
Io chiudo gli occhi ed
è tutto nero.
Sento solo la voce di
Marco, le parole
che mi ha detto
durante il nostro ultimo
incontro.
Marco … Marco … Marco
…
Cosa mi resta di te, Marco? La
tua
voce rassicurante sta diventando
sottile,
impercettibile.
Pian piano stanno
scomparendo tutte le
tue parole incoraggianti … il tuo
continuo ripetermi che
ce la fa-
remo nonostante siano tutti contrari al
nostro amore.
Sono sempre stato più
fra-
gile di te. Questa vita è insostenibile
per me.
Me ne vado e tra le mani stringo
la tua sciarpa. Immagino di abbracciarti
ancora,
di accarezzare la tua pelle
morbida, di appoggiare le mie labbra
sulle tue.
Cado e ho ancora paura di amarti,Marco.
Il fiore viene sospinto da
un soffio di vento più forte che lo allontana.
Resta solo
l’asfalto grigio.
Buio.
Silenzio.
E’ sera.
MARCO raggiunge LUCA a casa sua. I due ragazzi sono vicini alla porta. Marco accenna
un saluto con la mano.
LUCA Perché sei venuto cercarmi?
MARCO Perché mi preoccupo per te. Ho
provato a
chiamarti più volte ma avevi
sempre il cellu-
lare spento. Come stai?
LUCA Nel modo in cui immagini. Non ho
voglia di
parlare con nessuno.
MARCO Me ne sono accorto dai tuoi
occhi.
Dai, fammi entrare. Non
voglio lasciarti
da solo.
LUCA esita un
po’, poi fa entrare Marco.
LUCA Ho pensato tutto il pomeriggio a
quello che è
successo in classe.
MARCO Lasciali stare.
LUCA Come posso dimenticare?
MARCO Lo so. Stanno proprio esagerando.
LUCA Prima le telefonate anonime. Poi
le battute
pesanti per i corridoi della
scuola.
Ora le offese scritte sui
banchi.
MARCO Per fortuna non appena ce ne siamo
accorti, le
abbiamo cancellate subito.
Non le leggerà più
nessuno.
LUCA Quando ho visto quei disegni, mi
sono vergo-
gnato da morire. Le risate
continue degli al-
tri erano come spilli nelle
orecchie.
MARCO Mi
domando perché una scritta con un cuore e
i nomi di una coppia
eterosessuale sia sino-
nimo di amore sincero e
profondo, mentre se
ci sono i nomi di due
omosessuali, allora
quei nomi possono essere
scherniti e ridico-
lizzati.
LUCA Ormai ci hanno presi di mira.
Per loro continueremo ad
essere ‘i due
dell’altra sponda’. Non capisci?
Basterà un
piccolo pretesto per
infierire su noi.
( si avvicina a Marco, mostrando
il palmo
delle mano sinistra)
Guarda le mie dita,sono
ancora sporche di
inchiostro. Questo nero non si toglie
dalle
mie mani.
MARCO strofina
le sue mani su quelle di Luca e prova a levare l’inchiostro.
MARCO Ecco, pian piano sta venendo via.
( poggia le sue mani sulle
spalle di Luca e
lo smuove guardandolo negli
occhi)
Ehi, dobbiamo imparare a
fregarcene.
Lascia correre tutte queste
voci di corridoio,
tutte queste idiozie.
Ne abbiamo già passate tante,
Luca. E tu, vuoi
arrenderti proprio ora che
abbiamo finalmente
deciso di stare insieme?
LUCA Tu non sai quanto ho pianto oggi
pomeriggio.
Rivedevo continuamente i loro
sguardi
soddisfatti, i volti di chi
dice di avere sempre ragione.
Perché ci fanno
tutto questo?
MARCO Pensiamo alle nostre ragioni …
Per te cosa significa amare
una persona?
LUCA Condividere con lei ogni
secondo della pro-
pria vita. Pensavo che
sarebbe stato tutto
più facile per noi
decidendo di stare in-
sieme. E invece non è così.
Non abbiamo il
tempo per viverci ed amarci
perché siamo oc-
cupati a difenderci dagli
altri, a incorag-
giarci. Vorrei poter gridare
al mondo che il
nostro è un amore puro e
sincero, ma non ho
la forza per farlo. Non so
se ce la faccio a
sostenere tutta questa
storia. E’ tutto così
complicato. Ci amiamo come
due ladri nella
notte.
A luce spenta i tuoi
contorni mi sfuggono.
Non riesco a vederti. Lontano è il con-
torno delle tue labbra.
Distanti le tue braccia.
E
anche se siamo vicini, ogni volta c’è sempre
qualcosa che
ci allontana.
Faccio fatica a parlarti.
Sento
un groppo in gola.
MARCO Per me amare è riempire un vuoto e
sentirsi fi-
nalmente completi. Tu accanto a
me come ti senti?
LUCA Con te sto bene.
MARCO Sai, Luca, quando sono accanto a te,
il mio corpo
suona. Vibra. Tutte le volte
che vogliono slegare le nostre
mani, allontanare
i nostri volti vicini, noi
dobbiamo semplicemente
stringerci con più forza e far
vedere che noi
ci siamo ancora.
LUCA Vorrei avere il tuo coraggio.
MARCO Sono impaurito come te. Ma so anche
che non vo-
glio perderti. Luca, smettila di pensare troppo.
E viviamo, semplicemente
viviamo. Tu, invece,
soffri in silenzio e sbagli. Non
lasciarti
sopraffare dalle tue paure.
(pausa)
Sai a cosa mi fanno pensare
queste dita sporche?
LUCA A cosa?
MARCO A quella mattina d’estate, noi
avevamo cinque o
sei anni. Eravamo nel cortile
dell’asilo. Ci diver-
tivamo a raccogliere i pinoli. Mi
ricordo che la bu-
sta era quasi piena. Tu con la tua
pietra in mano
ne schiacciavi due
contemporaneamente perché volevi
che li mangiassimo insieme. Ogni
sabato ci diverti-
vamo al gioco dei matrimoni. In
classe si erano spo-
sati quasi tutti, mancavamo solo
noi e qualcun
altro. Ricordo che dissi a tutti
che saremmo stati
noi i due sposi. E tutti erano
felicissimi. Ci spo-
sammo e tutti non vedevano l’ora di
lanciarci le
margherite raccolte.
LUCA Ricordi quante margherite e fili d’erba
avevano
raccolto? (Marco ridendo annuisce)
C’era più prato sulle loro mani che
non per terra!
MARCO E ricordo che quel giorno eravamo tutti
così presi
da quel matrimonio che ci
dimenticammo lo scambio
degli anelli.
LUCA Non avevamo né elastici,né i
cerchietti di plastica
dei tappi delle bottiglie che usavano tutti.
MARCO Allora ti strinsi la mano e disegnai la
fede con la
polvere nera che ricopre i pinoli.
LUCA E siccome non ricordavi bene quale
fosse il dito su
cui disegnare la fede …
MARCO La disegnai su tutte e cinque le dita!
LUCA Ricordo che erano tutti felici della
nostra unione.
I bambini non hanno paura di due
bambini che si
vogliono bene. A loro basta ridere
e stare in-
sieme.
MARCO Ricordi Laura? Si era sposata con dieci
compagni di
classe. E avrebbe voluto sposare
anche te!
(ride, poi guardando Luca) Che hai?
LUCA Vorrei poterti amare liberamente come
quando
eravamo bambini. Ora è tutto così
complicato.
Vorrei imparare a sorridere di nuovo
ma non
so se ce la faccio questa volta.
MARCO E
allora parliamone. Chiediamo aiuto a qualcuno.
LUCA Con chi?
Con tutti i problemi che ci sono in
classe …
i professori ci aiuterebbero ma
superficialmente.
Un piccolo rimprovero, una nota e
via.
MARCO Sarebbe un inizio.
LUCA E poi lo sai come sono in classe. Si
sentono forti,
spavaldi quando sono in gruppo. Riuscirebbero
a
difendersi l’un l’altro. E chi
guarda in silenzio
quello che succede, non parlerà
neanche sotto
tortura.
MARCO Allora scriverò una lettera all’Arcigay. Racconterò
tutto quello che stiamo subendo.
LUCA Hai già parlato con i tuoi?
MARCO Non ancora. Ma credo sia arrivato il
momento di par-
lare anche con loro.
LUCA Forse abbiamo sbagliato. E’ troppo
presto Marco.
Io ti amo, ma non mi sento pronto
per affrontare
tutto questo.
MARCO Ricominci, Luca?
LUCA Non lo so, Marco. So solo che vorrei
stare un po’
solo.
MARCO Ma perché vuoi rinunciare ad amare?
Perché?
LUCA Marco, non ricominciare per favore.
Io mi guardo allo specchio e mi
faccio schifo. Sono
stanco, confuso e triste. Ho la
testa che mi
scoppia.
MARCO Luca, che ti sta succedendo? Non
chiuderti in te
stesso!
In due ce la faremo, supereremo
l’emarginazione e il
disprezzo.
LUCA Come fai ad acccettarti se tutti ti
ripetono fino
alla nausea che sei un finocchio,
un malato, un
depravato?
MARCO Per questo ti ho detto che dovremmo
chiedere aiuto
a qualcuno. Luca, non puoi
indossare per sempre una
maschera, non puoi fingere di
essere quello che non
sei, vuoi continuare a farti del
male?
Chi ci dice che i nostri genitori
non accetteranno
la nostra omosessualità?
LUCA Ho voglia di stare da solo. Ti prego, vai via!
Marco
si avvicina, abbraccia Luca che resta fermo, immobile e
non
risponde al gesto affettuoso del compagno.
LUCA
( con una voce sottile, mentre a stento trattiene le lacrime)
Buio.
Questo tuo abbraccio è
come un pugno nello
stomaco. Il mio dolore è
più forte del tuo
amore. Vorrei poterti
dire ancora una vol-
ta che ti amo. Ma non ci
riesco. Le labbra
si serrano. A stento
respiro. Mi tremano
le gambe. Trema anche il
cuore.
Luce.
Ti prego, Marco, vai via.
Voglio restare
solo.
MARCO
stringe con più forza LUCA.
LUCA
(allontanando Marco)
Vai via.
MARCO Ci vediamo domani a scuola.
Buio.
Voce
fuori campo di LUCA La notte è il momento più
difficile per chi soffre.
Perchè gli occhi
restano spalancati e
le paure e i pensieri
si affollano nel-
la mente come tanti
soldati con il fu-
cile puntato pronti a
sparare il
nemico. Io sono il mio
nemico. Più di
Giovanni o Sara che mi
guardano sempre
in modo strano.Più di
Silvia che ride.
Io sono il mio nemico
più grande.
Io che mi sento sempre
un’altra cosa da
come sono. Io che mi
sento sempre fuori
luogo.
Ho l’impressione che
questo corpo non
sia il mio. E non lo
sarà mai.
E’tutto così
straziante e doloroso.
Caro papà, cara mamma
non so come dir-
velo che sono.. Non so
come dirvi
che …
(pausa)
Scivolo
giù dalla finestra. Quindici
metri. Questi sono gli
ultimi
secondi della mia
vita. Chi l’avreb-
be mai detto che sarei
morto a sedi-
ci anni? Cado. Ho paura e cado.
SECONDO EPISODIO, Marco e il
suo papà
Distacchi
MARCO e suo PADRE sono
seduti a tavola.
PAPA’ Quando ho saputo che Luca era morto,
quasi non
ci credevo.
Era come un figlio per me.
Sono scioccato, vorrei capire cosa gli è saltato
in mente.
Era così un bravo ragazzo, educato,
volenteroso, diligente. Fragile, sensibile. Come
te.
MARCO
Sì, sensibile come me.
PAPA’
Strano però … al funerale l’altro giorno c’erano
pochi compagni di classe …
MARCO C’ero solo io e altri cinque, sei
ragazzi.
Gli altri erano tutti impegnati a scrivere post
di addio sul profilo Facebook di Luca.
PAPA’
So che ha lasciato una lettera in cui diceva di
essere molto spaventato. Ho parlato con i geni-
tori. Mi hanno detto che non ha mai lasciato
trapelare nulla.
Certo … fa un certo effetto
sapere che era …
MARCO Che era?
PAPA’ … (si tocca l’orecchio)
MARCO
Perché?
PAPA’
Non avrei mai immaginato che Luca fosse gay.
Insomma … nella classe in cui insegno
quest’anno c’è un ragazzo che
studia danza. Beh, lui è una checca e si vede.
MARCO
Papà …
PAPA’
No, dico sul serio.
MARCO
Perché sarebbe vergognoso essere il padre di
un omosessuale, no? Sarebbe un disonore, vero?
PAPA’
Per dei genitori non deve essere per niente fa-
cile accettare di avere un figlio così …
Un padre fa tanti progetti sui
propri figli.
Sogna per lui una vita perfetta. La laurea.
Un buon lavoro. Una casa. Una famiglia normale.
Con una moglie che ti aspetta a casa e ti
cucina e si occupa dei
figli.
MARCO
Questi tuoi discorsi mi spaventano, papà.
PAPA’
Se l’avesse detto prima, avrebbe potuto fare
qualche seduta di psicoanalisi.
MARCO
L’omosessualità non è una malattia.
Non riesco a capire per quale motivo una
persona debba rinunciare
alla sua natura perché la società lo impone.
PAPA’
E’ contro natura!
Due uomini o due donne possono riprodursi?
MARCO
Se proprio vuoi saperlo in questi giorni
c’è stata la prima adozione per una
coppia gay.
Per fortuna cominciano ad essere riconosciute
anche dalla legge.
PAPA’
Due deviati non meritano di crescere una
creatura innocente.
MARCO
Adesso cominci con le prediche cristiane?
Avanti, adesso aggiungerai anche che i
gay
andranno all’inferno e che devono vivere
in castità?
PAPA’
Avere un padre e una madre è una ricchezza.
La famiglia è una cosa seria.
Si può affidare un bambino a delle
persone immature ed egoiste che non sanno
neanche bene chi sono e pensano solo a mettersi
in mostra e ad andare a letto con chiunque?
MARCO
Quanto sono arrestrati i tuoi pensieri.
Mi fai ridere, papà.
E’ per colpa di gente come te che questa società
fa fatica a cambiare.
PAPA’
Peccato che molti genitori siano d’accordo con
me. Ti ricordi la storia del libro a tematica
gay letto in classe? Molti genitori hanno spor-
to denuncia e avevano ragione. Non si può co-
tringere dei ragazzi a leggere delle simili
oscenità. Pornografia pura.
MARCO
Hai letto il libro per caso?
Ti fa rabbrividire la descrizione di un atto
sessuale? Poi … parli proprio tu che hai letto
la trilogia di ‘Cinquanta Sfumature’. …
PAPA’ Sono stanco di discutere.
Mi dispiace per Luca, ma adesso ho altri
problemi
da risolvere.
Vado nella mia stanza. Devo
scrivere le tracce
per
il compito di matematica che ho fissato per
domani.
Ah, quanto rimpiango la scuola di una
volta.Ora è tutto così difficile per noi
docenti.
MARCO
Sono gay.
PAPA’
Come scusa?
MARCO Sì, papà.
Hai sentito bene.
PAPA’ Perché mi
fai questo, Marco?
MARCO
Te lo ripeto, sono gay.
PAPA’
Stai zitto!
MARCO
No, papà. No. Questa volta tu stai zitto e mi
ascolti.
Ho provato a dimenticarmi di me. ‘ A
non disturbare’, come diresti tu.
Ma, credimi, papà. Non ce la faccio più.
Sono stanco di abbozzare sorrisi mentre dentro
sto male.
Tu ti permetti di giudicare qualcosa che non co-
nosci davvero.
(pausa)
Ho vissuto all’ombra il mio amore con Luca per
colpa di persone come te.
Il papà di Marco prova ad allontanarsi e grida:
PAPA’
Tu stavi insieme a Luca… mi fai SCHIFO! SCHIFO!
Marco lo trattiene.
(pausa)
MARCO
Non mi meraviglia la tua
reazione. Ma voglio
essere sincero.
E’ dura uscire allo scoperto.
So bene
che continuerò ad essere discriminato.
Ma non importa.
PAPA’
Sei la mia delusione più grande!
MARCO
Io?E tu allora che hai
abbandonato la mamma
quando io ero solo un bambino?
Eh, papà, ricordi?
Hai preferito separarti e correre dalla tua
amante.
Perché non hai fatto di tutto per salvaguardare
la tua famiglia allora?
La famiglia non è forse il bene più prezioso?
PAPA’ Ho
commesso anch’io i miei errori, lo so.
E comunque
io e la mamma eravamo diventati
Incompatibili ormai.
(pausa)
Tu non ti rendi conto che così facendo, ti
stai
condannando ad una vita
infelice. INFELICE! Hai
capito?
MARCO Dovrai fartene una ragione. Io
sono così.
PAPA’
Basta! Non voglio più ascoltarti!
Vado a scrivere le tracce del
compito.
E tu … sparisci dalla mia vista!
Mentre il papà di Marco si allontana:
MARCO Papà, se amare è un peccato, allora
tradire o
umiliare una persona cosa sono?
Buio.
TERZO EPISODIO, Luca e Marco
Ritorni
VOCE FUORI CAMPO di Marco Sono
passati tre mesi da quando
Luca è morto e da
quando ho fatto
coming out. Ho la sensazione di es-
sermi liberato di
un peso. So cosa
significa non
essere liberi. E non
voglio più
provarlo. Mio padre non
vuole più vedermi.
Chissà se un
giorno
riuscirà a capirmi e a smettere
di
giudicarmi. Mamma
invece mi sta
vicino. Quando le
ho parlato, mi ha
sorriso e mi ha detto che da tempo
aspettava che mi
confidassi con lei.
Poi mi
ha abbracciato e ha
aggiunto:
‘Sei felice?’
(pausa)
In classe
nessuno ha il coraggio
di parlare di
Luca. Dovranno fare
a lungo i conti con i loro sensi
di colpa.
Io, invece, ho
deciso di parlare.
Possiamo cambiare le cose solo
agendo.
Sono diventato
rappresentante della
mia scuola e
presto organizzerò degli
incontri in cui si
parlerà di bulli-
smo omofobo.
(pausa)
Penso spesso a Luca.
Soprattutto di
notte. Chiudo gli
occhi e immagino
che sia ancora accanto
a me.
Immagino tutto
quello che non siamo
stati.
Penso al nostro
amore pallido.
Il nostro amarci
era un essere soli a
metà. Ci vergognavamo di tutto.
E così per strada
ci baciavamo con
gli occhi e ci
stringevamo
con le parole.
Ho sempre sognato la
mia prima volta
insieme a Luca. E
pensavo sempre a
quello che ci
saremmo detti dopo aver
fatto l’amore.
Quando i corpi sono
ancora caldi,
umidi di vita.
Se avessimo avuto il tempo,
questo
momento sarebbe
stato per noi
liberaratorio, surreale
ed euforico.
Sarebbe stato un
po’ così …
Luca accende la luce del
comodino. Luca e Marco sono distesi, i corpi sono vicinissimi.
Silenzio.
LUCA Marco …
MARCO Sì?
(pausa)
LUCA … ma lo sai che ho fame?
MARCO guarda Luca e sorride.
LUCA Ho fame da morire. Ti
giuro. Il mio sto-
maco sta ruggendo come
un leone. (prende
la testa di Marco e la
poggia sullo sto-
maco) Senti?
MARCO Io ne sento due di leoni. Anzi tre.(ride)
(pausa)
LUCA Ordiniamo delle pizze, che
dici?
MARCO Va bene.
LUCA Prosciutto cotto e
stracciatella e salmo-
ne e panna?
MARCO Due pizze leggere! Va bene.
(ride)
LUCA Ti giuro, non ho mai
sentito così tanta
energia nel corpo.
Fare l’amore con te
è stato come bere tre Red Bull di fila.
(pausa)
Marco …
MARCO Sì?
LUCA
Ho capito qual era l’errore dell’equazio-
ne di matematica!
MARCO Quella di secondo grado che nessuno è
riuscito a risolvere?
Luca prende il quaderno e
una penna.
LUCA Sì!... Dunque… ( scrive
celermente)
bisogna sostituire il
bi-
nomio 3ax+b con la variabile k.
L’equa-
zione diventerà
un’equazione di secondo
grado pura in k.
Semplicissimo!
Sostituisco il
binomio.
Separo il monomio.
Calcolo il discrimi-
nante… ecco le
soluzioni. Semplicissimo!
Domani vado volontario
all’interrogazione!
MARCO Ma se hai sempre avuto
paura della pro-
fessoressa Trentadue!
LUCA Ora non più. Dovremmo fare
l’amore più
spesso io e te. Sul
serio… non sono mai
stato così efficiente.
I due ragazzi ridono.
Silenzio.
LUCA Marco … ti amo.
MARCO Ti amo anch’io.
LUCA Non mi sono mai sentito così leggero
come oggi.
Su questo letto, con te, mi
sento libero.
MARCO Hai un bel corpo.
Mi piacciono da morire quei tuoi
tre nei sulla
schiena. Ho voglia di scoprire tutti gli angoli
nascosti del tuo corpo.
LUCA Hai un buon odore, sai?
MARCO ( sfiorando con le dita il volto) Anche tu. Una vol-
ta ho letto su un giornale che
ognuno di noi sce-
glie il suo compagno perché
attratto dal suo odore.
Ritroviamo qualcosa di familiare
nell’odore di chi
amiamo.
LUCA Ed io cosa ti ricordo?
MARCO Il mare.
LUCA Come il mare?
MARCO Sì, il mare. Quando ero un bambino
amavo sedermi
in riva al mare perché mi
piaceva tantissimo e mi
tranquillizzava. Il mare sa di
buono. Ha un odore
antico, inebriante. Come la tua
pelle.
(Marco fa camminarele dita sul corpo di Luca,
accarezzandolo)
LUCA Un giorno vorrei sposarti.
MARCO Dove ti piacerebbe sposarti?
LUCA Qui nel nostro paese.
Tu dici che le cose cambieranno un giorno in
Italia?
MARCO Chissà.
LUCA Chissà.
(pausa)
LUCA Marco, ma le pizze le hai ordinate
alla fine?
Ridono.
Buio.
MARCO Quanto mi piace vederti ridere, Luca.
Vieni qui e abbracciami.
Stringimi. Più forte. Voglio
sentire il tuo
corpo attaccato al mio. Accanto a te non ho più
braccia. Non ho più gambe. Io non
sono più.
Io sono le tue braccia. Io sono le
tue
gambe. Io sono le tue labbra. Io
sono te.
E tu? Tu? … Ti senti un po’ me?
Dio, quanto è bello amare e
sentirsi
amati.
Non c’è niente di più puro delle
nostre
labbra che si cercano. Dei nostri
corpi
assetati d’amore. Delle nostre
mani che si
intrecciano.
Almeno questa notte, prima che
questo sogno
finisca …
Ridiamo insieme senza fermarci.
Ancora.
Ancora.
Ancora.
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