Ho scritto lettere piene d'amore / Lettere in guerra

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  • By Una, la spettatrice itinerante
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" L'onta cruenta e il secolare errore
Infranse, alfin, l'italico valore.

Sicure l'Alpi ... libere le sponde ...
E tacque il Piave: si placaron le onde ...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,

la Pace non trovò
nè oppressi, nè stranieri."
La leggenda del Piave


Il 24 maggio del 1915 l'Italia entra in guerra. Tanti furono i soldati arruolati nell'esercito italiano dal 1915 al 1918. Lettere, diari e cartoline permisero ai soldati di poter restare in contatto con le loro famiglie. La lettera diventò l'unica via di fuga da un mondo diventato ormai incomprensibile per gli stessi soldati sottoposti a continue sofferenze fisiche e morali. Si riesce a trovare il tempo per scrivere in trincea. Si scrive in fretta quello che si sente dentro, nel profondo del cuore. Il foglio di carta ricorda ai soldati l'importanza degli affetti. Il titolo è la trascrizione di un verso della poesia 'Veglia' del poeta Ungaretti il quale, dopo aver parlato di un suo amico morto massacrato, ricorda di aver scritto 'lettere piene d'amore' e di non essere mai stato così 'attaccato alla vita'.


Si ringrazia il collezionista privato Pasquale Campo per aver messo a disposizione alcune sue lettere e Stefano Viaggio che ci ha permesso di poter inserire nel quinto episodio due lettere commoventi della nonna Margherita Del Nero. Testimonianze commoventi di una guerra che causato la morte di quasi 700.000 giovani soldati italiani.

Durante lo spettacolo abbiamo immaginato la famiglia e i soldati come se fossero sullo stesso fronte. Al lato del palco ci saranno i parenti, gli amici. Al centro del palco i soldati.






  

Lo spettacolo si fa in una sala. La scenografia sarà quasi completamente spoglia, solo dei sacchi da trincea e un leggio. Saranno disponibili costumi.

Le lettere verranno lette da attori e le scene le faranno altri attori.






1915

Primo episodio: Oreste e Giuseppe.

ORESTE, seduto su un sacco da trincea, sta scrivendo una lettera. Dall’altra parte della scena, la MAMMA di Oreste legge la lettera arrivata dal figlio. Sul leggio, una VOCE MASCHILE legge la lettera ad alta voce.

"Carissima mamma,
sono in caserma, ci stiamo esercitando molto in questo periodo. Ora stiamo imparando a sparare. La prima volta che ho impugnato il fucile, mi è sfuggito dalle mani per quanto tremavo. Sì, mamma. Lo so che non mi hai mai visto tremare ma tremavo come una foglia anche quando l'ho raccolto da terra e ho dovuto premere il grilletto contro il bersaglio.
 Il rumore dello sparo fa male alle orecchie. Vibra dentro a lungo fin dentro le viscere. Mi chiedo come farò a puntare un'arma contro un altro uomo, contro un ragazzo che ha i miei stessi sogni o che magari ha a casa una famiglia e dei figli piccoli. Mi domando se ce la farò a reggere tutto questo io che poco fa coltivavo la terra. Ho con me il tuo fazzoletto bianco. Quello che mi hai regalato prima di partire e che ho sventolato dal finestrino del treno per salutarti.
Mi sembra quasi di sentire il tuo odore, mamma. Il tuo odore buono, di casa, quella nostra casa così accogliente e calda.
Spero che papà stia bene.
Vedrai, mamma, la guerra finirà presto e subito ci rivedremo.
E tornerò a lavorare la nostra amata terra con il mio amato papà.

Tanti baci e saluti

dal vostro Affettuosissimo ed adorato figlio,

Oreste"

MAMMA                     Antonio! Vieni qui! (commossa si asciuga le lacrime, stringe forte la lettera al petto) Orestino ci ha scritto, forza vieni a leggere!

La MAMMA di Oreste si allontana.

ORESTE arriva sulla scena, lo raggiunge il compagno GIUSEPPE.

GIUSEPPE              Oreste, guarda! Hanno consegnato a tutti la divisa! (porgendogli la divisa)
Ecco, tieni, questa è la tua!

ORESTE               Grazie! (prova la giacca della divisa) Guarda la giacca come è bella! (prova l’elmetto) E guarda il berretto! (cerca di specchiarsi guardando attentamente il suo riflesso nelle pupille del compagno) Mi va un po' largo ma è bello lo stesso. Mizzica! Sembro proprio un soldato ora! Non è vero?

GIUSEPPE              Sì! Sì!

ORESTE                  Quindi tu sei un volontario?

GIUSEPPE               Sì. Mi sono arruolato per il bene della mia patria.

ORESTE                  Ma che coraggio! Io non mi sarei mai arruolato volontariamente! E che so' fess? Anzi mi ha preso un coccolone quando giù al paesino ho visto il manifesto che diceva che anche i ragazzi della mia età erano stati chiamati per combattere!

GIUSEPPE              Oreste, devi stare tranquillo, tanto la guerra finirà presto, vedrai.

ORESTE                 Dici?

GIUSEPPE             Certo.

ORESTE                Speriamo. Io voglio tornare presto a lavorare la mia terra. Che io ... Io un contadino semplice sono. A me piace piantare semi e veder nascer le piante, vedere i frutti maturare e staccare le mele dagli alberi. Mmmh ... le mele. Tu non sai quanto sono buone le mele appena raccolte dai rami. Hanno un sapore diverso. So' buone assai! Alla guerra io preferisco la terra che in inverno sembra morta e poi, come per magia, torna a vivere e a dar frutti.

GIUSEPPE           Vedrai che terminerà presto e tornerai subito dalla tua famiglia. Questa guerra è troppo importante per noi.

ORESTE                Dici?

GIUSEPPE           Certo. Con questa guerra l'Italia accrescerà i suoi territori, non capisci? Diventeremo più importanti ... internazionali!

ORESTE             Ah, ecco perché ho sentito alcuni ragazzi che dicevano che se avremo la meglio, Trento e Trieste saranno nostre!

GIUSEPPE                  Dobbiamo pensare solo a vincere! Come dice D'Annunzio: 'Le nostre sorti non si misurano con la spanna del merciaio, ma con la spada lunga!'

ORESTE                 Ah, D'Annunzio! Ne ho sentito parlare! Com'è che lo chiamano? Il poeta ...?

GIUSEPPE                  Il poeta vate. Ha parlato nelle piazze, ha parlato alla folla. Ho sentito il suo discorso a Roma, che uomo!

ORESTE                      Io invece mica lo capisco tanto quando parla quel poeta!

(ridono)

GIUSEPPE                  È un intellettuale, mette a disposizione la sua arte per far propaganda. È un uomo coraggioso. E anch'io parto per questa bella guerra, son felice di combattere nell'età giusta della vita!

ORESTE                 Speriamo solo di non rimetterci le penne! Sai che ho saputo che un ragazzo è riuscito a scamparsela?

GIUSEPPE               Davvero?

ORESTE                  Sì. Alla visita della leva militare è riuscito a farsi riformare in cambio di denaro!

GIUSEPPE              Vigliacco!

ORESTE                 Beato lui, Giusè! Ora sarà a casa, disteso sul letto. E magari tra un po' si sposa 'na bella femmina!

GIUSEPPE              Ancora non siamo partiti e pensi già alle femmine tu? Dai, andiamo. Oggi sarà dura l'esercitazione. Tu comincia ad andare, io scrivo la lettera a papà e poi ti raggiungo.

ORESTE va via. GIUSEPPE prende il calamaio, un foglio e penna e comincia a scrivere. La VOCE MASCHILE legge sul leggio le parole scritte da Giuseppe.

" Caro papà,
qui è tutto pronto. Stiamo preparando gli zaini e, dopo l'ultima esercitazione, partiremo. Ho imparato l'arte della guerra e da uomo impavido che sono, mi batterò in prima linea anche per te che te ne stai seduto coi tuoi capelli canuti e le tue ginocchia ormai stanche. Sarò lì per te e per tutti gli Italiani.

Viva l'Italia! Viva il Re!

Vostro Giuseppe."

ORESTE corre verso l'amico. Indossa uno zaino e ha in mano lo zaino per il compagno.

ORESTE                  Giuseppe, vieni! C'è un cambio di programma! Partiamo subito! Ecco il tuo zaino! (porge lo zaino)

ORESTE e GIUSEPPE camminano con lo zaino in spalla. ORESTE supera l'amico e cammina svelto, GIUSEPPE invece è lentissimo.

ORESTE (girandosi verso l'amico)                    Giuseppe, dai! Muoviti! Stanno aspettando solo noi!

GIUSEPPE (affaticato)                          Oreste, ma quanto peserà questo zaino? Venti chili?

ORESTE                     Abbiamo aggiunto viveri, munizioni, vestiti, biancheria, una gavetta, sacchetti di sale, zucchero e caffè... e a te ... Maronna è vero! (mettendosi le mani tra i capelli)

GIUSEPPE              Cosa?

ORESTE                C'era un macina-caffè e nessuno lo voleva! Così l'ho preso e ... all'inizio volevo portarlo io... poi ... ho ... Ho pensato di metterlo nel tuo zaino. Sei così forte e muscoloso tu!

GIUSEPPE (abbassa le spalle, si ferma)                        Oreste, te possino!

ORESTE                  Giusè, sai che a vedere tutti questi soldati in divisa sento crescere in me lo spirito militare?

ORESTE marcia e declama dei versi improvvisati:

"Siam soldati pronti a combattere
 e uno, due, tre
 vincerem per il Re!
Con i nostri cuori ardenti
noi sarem vincenti!
E dopo la guerra
 finalmente tornerò
 nella mia amata terra!"

ORESTE                       Altro che il poeta vate Danubio! Vero Giusè?

GIUSEPPE                   D'Annunzio!!!


1916

Secondo episodio: Edoardo e Stefano.

A un lato della scena, un soldato (STEFANO) è in piedi e scruta l’orizzonte con un binocolo. Sulla parte opposta della scena, una RAGAZZA è seduta per terra, ha in mano delle margherite, una è poggiata dietro l'orecchio. Ha sul grembo una lettera, la apre e legge. La VOCE MASCHILE dal leggio legge ad alta voce la lettera.

" Cara sorella mia,

giacché ho un po' di tempo libero, ti scrivo per darti mie notizie. Mi stanno mandando in trincea, mi tocca fare il turno di ventuno giorni e se mi va male starò lì più di un mese. Io parto per Gorizia. Qualcuno dice che lì la situazione non è così brutta come dicono. Vedremo. Io non ci credo però. Ti darò presto mie notizie.
Quanto mi manchi sorellina mia bella. Quando vedrai le margherite che abbiamo piantato insieme nel giardino di casa, pensami mi raccomando.
Siete sempre nei miei pensieri.
Vi amo,
Edoardo."

La RAGAZZA si alza e si allontana commossa, lasciando cadere le margherite per terra.

EDOARDO è appena arrivato in trincea, con zaino in spalla raggiunge il soldato (STEFANO) che continua a guardare l’orizzonte col binocolo. EDOARDO resta in silenzio, si guarda intorno.

STEFANO                 Lo so, fa sempre un certo effetto entrare in trincea.

EDOARDO annuisce con la testa, è spaventato.

STEFANO                     Piacere, io sono Stefano comunque.

EDOARDO                  Piacere, Edoardo.

STEFANO                    Poggia pure lo zaino. Vedo che sei molto spaventato ma ... credimi, dovrai abituarti a tutto questo orrore. E soprattutto non devi aver paura altrimenti ...

EDOARDO                Altrimenti?

STEFANO                Altrimenti finisci come quello lì. (porge il binocolo e indica con il dito, Edoardo prende il binocolo e lo avvicina agli occhi)     

STEFANO               Si chiamava Maurizio, durante l'assalto si è fatto prendere dall'ansia. Noi correvamo verso il nemico e Maurizio ha iniziato a scappare. Non ha capito più niente ed ecco la fine che ha fatto. Quindi, ragazzo, cerca di trovare la forza dentro te.

EDOARDO             Va ... va bene.

STEFANO                      Che ne pensi della trincea? Te l'aspettavi così?

EDOARDO                     No. C'è fango ovunque e pozze nauseabonde.

STEFANO                      Sei fortunato, fino a poco fa pioveva. Qui quando piove è un problema. Non possiamo asciugarci. Se non smette di piovere, ci ritroviamo con l'acqua fino alle ginocchia. Abbiamo pochi cambi e spesso i soldati si ammalano.

EDOARDO                  Siamo circondati dal filo spinato. Sembra di essere all'inferno.

STEFANO                   Inferno? Ragazzo mio, qui è peggio dell'inferno, credimi.

EDOARDO                 Me ne sto rendendo conto. Sai cosa mi aveva detto il curato del mio paese?

STEFANO                 Cosa?

EDOARDO                Che non dovevo pensar male e che il nemico non può avanzare su questo fronte.

STEFANO                Balle! Dicono così a tutti per non farli agitare! La verità è che come si sta al fronte lo sappiamo solo noi che siamo qui. Qui c'è solo desolazione e sofferenza. Quando sono partito la gente applaudiva: 'Bravi soldati valorosi combattete anche per noi!' Eh ... altro che applausi. Dovrebbero venire qua tutti i politici che vogliono la guerra ... a rischiar la vita! Che qui un minuto ci sei e quello successivo non ci sei più. Altro che ...

EDOARDO            Che incoraggiamento!

STEFANO              Ragazzo, tu hai ancora le ossa fragili. Certe cose prima le sai e meglio è per te. Vieni, ti faccio vedere un po' la nostra trincea. Lì ci sono alcune armi appese, ci sono fucili e qualche mitragliatrice. Lì ci sono anche dei proiettili di riserva. Lì in fondo ci sono delle provviste di cibo, ma bisogna consumarlo con parsimonia, alcune volte non ci sono ranci per nessuno, te li puoi solo sognare. Qui portiamo i soldati feriti e lì dormiamo tutti insieme.

EDOARDO                 Perché quel soldato porta una croce sulla divisa?

STEFANO                 È Padre Agostino Gemelli, un cappellano militare, una spalla su cui piangere. Molti si confidano con lui. Se sei credente, ti aiuterà parecchio. Qualche volta celebra la Messa. Fa un certo effetto vedere i soldati che fanno la comunione in questo posto disastrato. Io non parlo mai con lui.

EDOARDO               Perchè?

STEFANO                 Sono ateo. Ah, comunque vedi quel soldato che sta fumando una sigaretta? È Michele, oltre al suo nome, ricordati di lui. Devi stargli lontano durante il pranzo. Ruba il pane a tutti. Stiamo cerdando di capire dove lo nasconde. E lui è Saverio, all'occorrenza rattoppa le divise, ha imparato dalla moglie, è una sarta.

EDOARDO            Forte!

STEFANO             Ah, dimenticavo, in quel sacco c'è della carta per le lettere.

EDOARDO           Grazie, avevo proprio voglia di scriverne una!

STEFANO            Noi soldati scriviamo le lettere per sentirci a casa. Su un foglio di carta intonso per un attimo abbracciamo la nostra famiglia.

EDOARDO         Non ti facevo così romantico!

STEFANO          Qui mi si è indurito il cuore. Avevo tanti sogni, ora invece ... è cambiato tutto. Vedi quell'angolino? È il posto in cui scrivo, a me piace scrivere quando il sole sta per spuntare.

EDOARDO          Bello, quei sacchi così disposti mi ricordano il tavolino di legno che c'è in casa mia. Quasi quasi scrivo ora qualcosa.

EDOARDO lascia scorrere la penna sul foglio:

EDOARDO          “Sorella carissima ... "

Rumori di cannoni.

STEFANO           I cannoni! Stanno per attaccare di nuovo! Forza ragazzi! Ognuno ai propri posti! Preparatevi per l'assalto alla baionetta!

Rumori di spari sempre più vicini.

EDOARDO         Aiuto, Stefano, ho paura!

STEFANO prende una borraccia e beve, poi passa la bevanda all'amico.

STEFANO              Prendi, bevi. È liquore. Ti riscalda e ti aiuta a non pensare.

EDOARDO beve un sorso.

STEFANO passa il fucile ad EDOARDO, i due corrono, mentre si allontanano dal palcoscenico:

STEFANO           Caricaaaaaa!

Rumori di spari e urla di soldati.

Dal leggio, una VOCE FEMMINILE legge una lettera della sorella di Edoardo.

"Caro fratello mio,
è da una settimana che non abbiamo tue notizie e in famiglia cominciamo a preoccuparci. Sai com'è ansiosa la mamma, non è mai tranquilla.
Tutto bene? Ti prego, trova il modo per scriverci. Abbiamo saputo che il nostro amato cugino Federico è stato ferito ad una gamba. Non ti dico come ha pianto la mamma, ha subito pensato a te. Le margherite che abbiamo piantato insieme stanno fiorendo. So che adesso riderai, devo ammettere che mi manchi. Vorrei dormire abbracciata a te, fratellino mio. Mi è ritornata quella paura che mi assillava da bambina. Senza te ho di nuovo paura del buio. E tu laggiù hai paura del buio?
Chissà cosa stai facendo in questo momento. Ogni volta che apparecchiamo, lasciamo un piatto vuoto anche per te. Nessuno osa sedersi sulla tua sedia. Ci manchi tanto. Papà ha comprato una gallina dice che vuole farla ingrassare, così quando torni, la uccidiamo e la mangiamo tutti insieme.
Ti prego,
dacci tue notizie, ti abbracciamo tutti e per te sempre preghiamo.
Ho staccato una margherita dalla nostra pianta, te la invio insieme alla lettera.
Baci da tutti noi, dolce Edoardo."

STEFANO ed EDOARDO rientrano sul palcoscenico.

STEFANO             Stavolta è dura, gli attacchi sono continui. La perdita di soldati è stata ingente, è morto anche Saverio, il sarto, lascia la moglie e due bambini piccoli.

EDOARDO            Questo ritmo è estenuante.

STEFANO             Dovrai abituarti, amico mio.

EDOARDO           Mamma mia, senti come puzzo!

STEFANO            Eh, vedi? Adesso sei proprio un soldato!

Si sente squittire.

EDOARDO         E quel rumore cos'era?

STEFANO                   Topi.

EDOARDO                  Topi?

STEFANO                  Il miglior amico del soldato di trincea è il topo.

EDOARDO                Che brutto.

STEFANO                 Il topo?

EDOARDO              No. Vedo continuamente davanti a me tutti quei soldati che oggi cadevano al suolo come foglie, uno sull'altro.

STEFANO                Non pensare, ora che hai un attimo di pausa metti da parte i ricordi di questa guerra. Vai a cantare con gli altri soldati o fumati una sigaretta. Troppi pensieri tristi feriscono i soldati più dei colpi di una mitragliatrice.

Dal leggio, la VOCE MASCHILE legge una breve lettera di Edoardo alla sorella.

"Cara sorella mia,
finalmente riesco a scrivervi. Qui va tutto bene. Sono sempre nello stesso luogo, di salute sto bene, quindi stai tranquilla. Ricevi tanti baci e saluti affettuosi. Bacia la mamma e il babbo, non vedo l'ora di tornare da voi.
Vostro Edoardo."

EDOARDO resta in silenzio. Vede le margherite per terra e ne coglie una.

EDOARDO (rivolgendosi alla margherita come se fosse sua sorella)       Cara sorella, se solo potessi raccontarti la verità, quanto dolore c'è nel mio cuore straziato. Ti scrivo solo poche righe. Ora ci sono e tra un minuto potrei smettere di respirare come quei corpi che ancora sanguinano. Grazie Dio, grazie per avermi protetto fino ad ora.

EDOARDO fa il segno della croce, trascina pesantemente le dita sul viso e quando fa la croce sul petto, la luce via via si affievolisce.

Buio.


15 maggio 1916, Strafexpedition, la spedizione punitiva

Terzo episodio: Giacomo e Michele.

Fuoco e rumore di cannoni. Siamo in pieno assalto. Si odono spari in lontananza.

Dal leggio, la VOCE MASCHILE legge una lettera di Giacomo.

"Anima mia,
è per assicurarti sempre di più della mia salute che ti scrivo questa breve lettera. Rivivo sempre con il ricordo dei bei giorni passati fra noi, purtroppo brevi ma che fermamente spero di ritornare a vivere. Coraggio, mia adorata, non disperare, presto il gran Dio esaudirà le nostre preghiere. Dobbiamo avere speranza, solo così arriverà la tanto desiderata pace. Il mio animo è sereno, farò il mio dovere fino all'ultimo.
Pensatemi,
Vostro Giacomo."

GIACOMO e MICHELE sono sul campo di battaglia, sono armati. Camminano circospetti.

GIACOMO                   Questi austriaci la devono pagare!

MICHELE                    Vogliono punire i loro ex alleati! Dobbiamo fermarli anche se abbiamo pochi mezzi!

GIACOMO                   Guarda quante mitragliatrici hanno!

MICHELE                    Questi sono armati cento volte più di noi!

GIACOMO                   Molti ufficiali inferiori sono morti.

MICHELE                    Ho saputo che un battaglione di trecento uomini è stato decimato.

GIACOMO                   Questa guerra è atroce!

MICHELE                   Ormai non mi fa più impressione sparare al nemico. Ho la sensazione di non provare più emozioni.

GIACOMO            Anch'io, ho il cuore freddo come la canna di questo fucile.

MICHELE             La prima volta che ho ucciso un nemico l'ho guardato dritto negli occhi, erano pieni di paura. Gli ho sparato dritto al cuore. Un colpo e ... BUM! È caduto giù come l'acquazzone improvviso dell'altra sera.

GIACOMO            Sembra la fine del mondo.

MICHELE            Ma perchè per te esiste ancora il mondo?

GIACOMO           Caricare, puntare, fuoco.

MICHELE            Caricare, puntare, fuoco.

Dal leggio, la VOCE FEMMINILE legge una lettera della ragazza di Giacomo.

"Caro Giacomo,
non sai quanto ho pianto quando ho ricevuto tue notizie. Qui mi manchi ogni giorno. Spero tu possa tornare presto e mantenere la tua promessa. Ci sposeremo quando tornerai, vero? Mi ami ancora? O forse ti sei innamorato di qualche infermiera e me lo nascondi? Ieri ho litigato con la mamma, vuole a tutti i costi presentarmi il figlio di una sua amica. Non ha capito niente. Io voglio solo te. Spero tu possa tornare da me per sempre. Chissà se mi vuoi bene come quando partisti. O dici che sarà cambiato il sentimento? Mi domando se il tempo e la distanza cambiano gli amori, spero che il nostro sia più forte della guerra.
Ti amerò per sempre e un giorno spero di sposarti, scusa se te lo scrivo anche a piè di pagina ma è il mio desiderio più grande.
Mio Giacomo, ti saluto.
Torna presto, torna da me"

GIACOMO e MICHELE scorgono in lontananza un nemico, camminano quatti quatti, prendono in fucile e sparano.

GIACOMO                Sento il corpo pesante, non ce la faccio più ad attaccare!

MICHELE                 Guarda i cadaveri nel fango. Poveri corpi.

GIACOMO               Budella e interiora ovunque. Guarda quelli lì sono putrefatti.

MICHELE                      Per fortuna oggi non ci hanno attaccati con il gas.

GIACOMO                     Quando hanno usato il gas quella volta è stato atroce.

MICHELE                      Quel gas bruciava gli occhi. Hai visto Giovanni che fine ha fatto?

GIACOMO                     Non aveva indossato bene la maschera. Ha respirato gas. Gli usciva il sangue dalla bocca. Urlava perchè aveva dolori lancinanti al corpo.

MICHELE                     Hai visto gli spasmi che aveva prima di morire?

GIACOMO                   È morto rannicchiato come un bambino.

Rumori di spari in lontananza.

MICHELE                    Dobbiamo superare la linea dell'Isonzo e conquistare Gorizia.

GIACOMO                  Sono stanco, prima combattevo per la Patria, poi mi son dimenticato della patria e combattevo per me. Ora non combatto più per nessuno. Forse sono già morto.

MICHELE                E la tua fidanzata non vuoi più sposarla?

GIACOMO              Ah, è vero. Ecco perchè il mio cuore batte ancora. È per il mio amore che continua a battere. Batte per lei. Sopravvivo per Lei. Spero solo mi riconosca. Ora sono così magro e barbuto, non ho mai avuto la barba così lunga.

MICHELE           Sai che mi è venuta voglia di scrivere una lettera a mia moglie?

GIACOMO          Ma non eri analfabeta tu?

MICHELE         Sì, ma ho sempre spiato i soldati mentre scrivevano le loro lettere. Che dici, le scrivo?

GIACOMO         Dai, prova.

MICHELE           Mi mantieni un attimo il fucile? (passa il fucile all'amico, prende carta e penna e comincia a scrivere mentre Giacomo è curioso di vedere cosa scriverà l'amico)

" Ho mia cara"

GIACOMO                  O senza acca, correggi.

MICHELE                 E a me piace con l'acca!

MICHELE continua a scrivere, ad alta voce dice cosa sta scrivendo. Il tono della voce svela gli ingenui errori grammaticali presenti nella lettera:

" Ho mia cara tu sai che io non sapevo ne anche a scrivere e che tu mi ripetevi sempre ha casa ho mio caro quando che sarai via tu non mi scrivi ma vedi ci provo l ho stesso"

GIACOMO              E i punti, le virgole, i punti interrogativi li hai sparati tutti col fucile? Per questo non ci sono?

(Ridono.)

GIACOMO          Scherzo, lo sai. Va bene così. È bella la tua lettera, è così spontanea e vera.

MICHELE          Che io ... un semplice contadino sono!

GIACOMO         Ma stai tranquillo! Si vede che ami da morire la tua donna!

MICHELE          Morire? Io amo la mia donna 'da vivere' non 'da morire'! Non è ancora nato il nemico che può uccidere me!

(Ridono.)

Si odono spari.

GIACOMO           Questo è l'ultimo assalto me lo sento!

MICHELE            Questa volta li allontaneremo e Gorizia sarà nostra!


Buio.

Urla, spari, il palco si illumina di rosso.
Voce fuori campo di soldati, un coro di voci:

'Gorizia è finalmente nostra, abbiamo vinto! Abbiamo vinto!'


1916

Quarto episodio: Luca

È un momento di pausa, LUCA è seduto vicino al fiume Isonzo. È a torso nudo e si sta lavando le braccia e il volto.

La VOCE MASCHILE legge dal leggio una lettera di Luca indirizzata a LORENZO, un suo amico:

"Caro Lorenzo,
amico mio d'infanzia, per fortuna dopo Gorizia le cose sembrano andare per il meglio. Ci sono state molte vittorie. Gorizia è stata conquistata bene, alcuni soldati sono a riposo, altri combattono gli austriaci sulle montagne. Molti soldati italiani hanno già bagnato con il loro sangue le Alpi per combattere per il bene della Nostra Patria. L'Italia è una nazione rispettata da tutti.
Io ora mi godo un meritato riposo in un paesino vicino all'Isonzo. Non so se sarò presto richiamato al fronte. Ti chiedo se puoi gentilmente spedirmi un po' di biancheria visto che ne sono sprovvisto e non ho soldi. Ricevi i miei saluti, spero giunga presto il desiderato momento della Pace,
ti abbraccio,
Luca"

LUCA si sciacqua il volto, resta fermo a guardare il suo riflesso.

LUCA (mentre si specchia)            Guarda come mi ha cambiato questa guerra. È da più di una settimana che non combatto e ho ancora il volto sconvolto. Ho le guance ingiallite, le occhiaie viola. Guarda come son dimagrito, uno scheletro sono. Io dico che se domani torno a casa, nessuno mi riconoscerà, neanche Lorenzo. Maledetta guerra. Maledetto questo tempo. Mi sembra di vivere in una notte perpetua. Vorrei essere limpido come l'acqua di questo fiume. E invece le mie mani non saranno più linde. Le mie mani continueranno ad essere sporche di fango e sangue.

Dall’altra parte della scena, LORENZO sta scrivendo una lettera. Accanto a lui c’è un pacco.

La VOCE MASCHILE legge dal leggio la lettera che Lorenzo sta scrivendo:

"Caro Luca, ti invio il pacco con gli indumenti che mi chiedesti.
Che bello ricevere tue notizie, mi fai felice.
Se avessi più soldi, te li spedirei telegraficamente. Purtroppo anche qui si sentono gli effetti della guerra. Le tasse aumentano sempre più, il cibo costa parecchio. Non si può comprare più niente ormai. Si fanno enormi sacrifici per campare. Le mamme fanno di tutto per comprare la pasta ai figli. E la carne la compriamo una volta ogni due mesi, costa quasi 5£. Cosa vogliono i potenti? Vogliono farci morire di fame? Sono sempre i deboli che pagano le conseguenze. C'è troppa miseria, ovunque. Mai un momento di svago. Sacrifici, sacrifici, sacrifici. È vita questa? Tu lo sai che avevo intenzione di sposare Francesca. Abbiamo rimandato. Non c' abbiamo 'na lira, amico mio. Che ci dobbiamo fare. Speriamo finisca presto questa guerra.
Ho saputo che Mino, il minatore, è morto, povera anima, che bella persona che era!
Mi ricordo quella sera che stemmo tutti insieme a mangiare e bere col cuore spensierato e leggero. Che bella vita che era quella. Ritorneranno mai quei tempi? Ha senso questa vita di stenti?
Ti saluto, amico mio,
sperando che questa lettera non venga censurata. So che ci sono parecchi controlli, anneriscono le parole.
Ma dico, non si può scrivere nemmeno una lettera?
Vedrai che tra un po' tasseranno anche le lettere, l'aria che respiriamo e le nuvole in cielo.
Ti voglio bene, amico,
torna presto,

Lorenzo"

LORENZO richiude la lettera, la infila fra le corde che chiudono il pacco e si allontana.

LUCA si asciuga il viso con una pezza, si distende e guarda le nuvole.

LUCA              Mi ero dimenticato del cielo. Il cielo esiste ancora. Nei giorni passati avevo visto solo nebbia e fumo. E ora, ecco! Improvvisamente vedo le nuvole! Ah, guarda quella nuvola! Sembra il volto di una donna, vedo anche gli occhi e le labbra carnose! Ah, se fossi vera tu! ... E quella nuvola più in là sembra il corpo di una donna, dal collo in giù ... (con le mani simula la silhouette, disegna nell'aria seno e fianchi, poi avvicina le mani a sè e si abbraccia da solo e vede le nuvole allontanarsi) La testa se ne va di qua e il corpo di là! (sospirando) Per fortuna ho la cartolina della mia Giovanna bella (tira fuori la cartolina dal taschino della giacca e legge) 'Al mio soldato preferito, tanti baci.' (riflettendo tra sè e sè) Lei dice che 'sta cartolina l'ha data solo a me ... per me l'ha regalata a tutti i soldati che sono andati a trovarla, altro che ...
Quella pur di avere due soldi potrebbe inventarsi di tutto.

Silenzio. LUCA ripone la cartolina a posto.

LUCA                     Ora vedo del filo spinato anche sul cielo. Ritorna sempre la guerra nella mia mente anche quando non combatto. Quella nuvola sembra un carro armato. Quella invece sembra un soldato morto con la bocca digrignata, sembra quello che vidi l'altra sera. Ma se c'avessi n'aereo altro che bombardare le case. Se c'avessi n'aereo scapperei subito via da qui!


Dicembre 1916

Quinto episodio: Pino e Roberto.

PINO                  È una carneficina.

ROBERTO        I soldati sono tutti stanchi.

PINO                            Per loro dobbiamo obbedire e basta.

ROBERTO                    Quest'offensiva ad oltranza ci sta logorando.

PINO                              Vedrai che qualcosa accadrà ora. Sono tutti stufi della guerra.

ROBERTO                      Quanti giovani stanno morendo?

PINO                               Troppi anche tra i nemici.

ROBERTO                      Nemici. Ma quali nemici? Alla fine siamo tutti uguali: vegliamo, combattiamo e cerchiamo di salvarci la pelle.

PINO                              Mica è bugia. Hai visto la posta? Arriva più tardi in questi giorni.

ROBERTO                     Con tutto il disordine che c'è! Ci credo!

PINO                             Margherita mi ha scritto, era preoccupatissima per me. Dice che se non le scrivo io, per poco non muore. Ha bisogno di sapere se sto bene.

ROBERTO                   Quanto è dolce la tua Margherita. Da quanto tempo siete sposati?

PINO                            Da sei anni.

ROBERTO                   Che bello! Hai anche una figlia se non ricordo male.

PINO                           Il mio angioletto di cinque anni appena, si chiama Milena, cuore di papà. Senti cosa mi dice Margherita nell'ultima lettera (PINO comincia a leggere le prime parole, la sua voce si dissolve pian piano, continua MARGHERITA)

La VOCE FEMMINILE dal leggio legge la lettera di Margherita:

" Questa sera al paese si è fatto il cinematografo, siccome nel manifesto diceva che erano tutte rappresentazioni della guerra ci sono andata assieme a Milena, è l'unica volta che mi son presa un giorno di divertimento da quando tu non ci sei, spero che non ti dispiacerà. È durato dalle cinque alle sette e mezza. Sono rimasta molto soddisfatta, specie perchè ho visto tutti i posti del Cadore. Ho veduto e ammirato le bellezze di Cortina, la chiamavano la regina del Cadore, il monte chiamato tre Croci, il monte nero e la strada delle Dolomiti, quella che tu chissà quante volte avrai battuta! In un'altra figura c'erano gli accampamenti in mezzo alla neve, una stazione di rifornimento ed indovina che? Una colonna di soldati artiglieria di Cremo che portavano le munizioni, tutti con i muli. Non ridere Peppino mio, devi sapere che quando vidi quelli che portavano le munizioni, dissi forte a Milena, lì c'è papà e quella creatura incominciò a chiamarti forte a buttarti dei baci e con la manina a farti addio. Molti dei presenti a vedere la nostra creatura, ci sono uscite le lacrime. Ho veduto un assalto degli Alpini, quando presero il passo Tre Croci salirono tutti con la corda, c'erano poi molte vedute dalla parte dell'Isonzo. Insomma nel cinematografo ho visto dove ti trovi tu. Credimi però che son rimasta soddisfatta si, ma oh! Dio! Quanta pena ho nel cuore!"

ROBERTO si gira di spalle.

PINO                  Robè, stai piangendo?

ROBERTO sempre girato fa di 'no' con la testa.

PINO               Dai! Lo so, è troppo dolce la mia bambina. Mi domando come è diventata. Chissà se ha cominciato a perdere qualche dentino. È incredibile come crescono in fretta i bambini, cambiano fisionomia ogni giorno. Magari quando torno sarà una piccola donna. Tu non mi dici mai niente della tua vita privata. Hai la ragazza?

ROBERTO         Mi sono sposato prima di partire.

PINO                Sai che altro dice mia moglie? Che c'è stata una rivolta in Grecia, soprattutto ad Atene e che da giorni a Milano e a Roma ci sono degli scioperi generali. Nella stazione di Milano i treni sono fermi, non si può partire. Sono state arrestate anche delle donne. Il partito socialista di tutti i regni vuole la pace.

ROBERTO              Eh, speriamo. Non vedo l'ora di tornare da mia moglie.

PINO                     Intanto passemo un altro Natale da soli. Con la neve che sta cadendo ci faranno costruire altre gallerie per passare.

ROBERTO            Sembriamo tanti zingari.

PINO                   Torneremo mai a casa?

ROBERTO          Altro che pace ... tutte chiacchiere ... per me passeremo un altro anno al fronte, se non altri due.

PINO               Vuoi una sigaretta?

ROBERTO           Da dove l'hai presa?

PINO                 Ho rubato un pacchetto a un austriaco che tentava di passare al varco.

ROBERTO                       Sai cosa ci vorrebbe?

PINO                               Cosa?

ROBERTO                      Essere feriti lievemente e starsene un po' tranquilli in infermeria e recuperare un po' del sonno perduto, magari allietato dalla presenza di una bella infermiera!

PINO (ridendo)           Ma non ti eri sposato da poco tu?

ROBERTO (sghignazzando)                    Scherzavo! Era per vedere se eri attento a quello che dicevo!

PINO                      Seeeee! (con tanto di pacca sulla spalla dell'amico)

ROBERTO            Comunque qui fa proprio freddo!

PINO                  Non cambiare discorso!

ROBERTO              Ci vorrebbe un bel brodino caldo.

PINO                    Come quello che prepara la mia Margherita. Altro che la minestra che ci danno! Sa di calzino!

ROBERTO            Calzino che non lavano da anni!

PINO                     Secoli!

ROBERTO            Altro che Natale!

Un SOLDATO entra in scena con una lettera da consegnare a Pino.

SOLDATO             Garofalo!

PINO                     Cosa c’è?

SOLDATO            Una lettera per te.

ROBERTO            C’è nulla per me?

SOLDATO            No. Ci sono giunte poche lettere e sono state tutte consegnate.

Il SOLDATO esce, mentre ROBERTO non nasconde la sua preoccupazione.       

PINO                    È solo in ritardo, non preoccuparti.

ROBERTO            Ma quale ritardo, si è persa nel casino, ne sono sicuro! Maledetta sfiga, perché non mi lasci mai in pace?! Me ne vado, ti lascio solo con la tua lettera, non voglio rovinarti la lettura.

ROBERTO si allontana, mentre PINO scarta la lettera e comincia a leggere.

La VOCE FEMMINILE dal leggio legge un’altra lettera di Margherita:

"Amato Pino,

ti invio gli auguri della nostra bambina. Se piangerai, credimi, io pure nel leggere gli auguri che tu nella cartolina hai fatto a lei, mi sono tanto commossa che a stento ho potuto finirla. Queste cartoline che mi son giunte le ho lette una ventina di volte. La tua Milena, prima, mi ha chiesto di leggerne una e poi tutta di corsa è andata da tuo fratello dicendo: vedi che ha mandato a dire papà?
Tuo fratello facendo le tue veci abbracciava e baciava Milena che tutta attenta ascoltava. Tutto a un tratto ci si è rivoltata in faccia e ha detto: ma tu non sei papà, questo me lo fa il papà mio.
La tua bambina ti ama tanto e pure io sento la tua mancanza,
mi sento sola e ti aspetto,
tua Margherita."

PINO (parlando con la lettera come se fosse Margherita)             E speriamo Margherì, ho voglia di  riabbracciarti, non riesco ad immaginarti la notte da sola con Milena.

Buio.


24 ottobre 1917 Caporetto

Sesto episodio: Roberto e Pino.

Rumori di spari e bombardamenti. ROBERTO e PINO entrano in scena.

ROBERTO                    Eravamo troppo fiacchi.

PINO                            Si sapeva che sarebbe andata a finire così. C'era da aspettarsi un comportamento del genere da parte dei soldati.

ROBERTO                   Colpa di Cadorna e dei suoi rigidi ordini.

PINO                           L'offensiva a Caporetto è stata devastante.

ROBERTO                 Non eravamo preparati per rispondere, ci hanno colti di sprovvista.

PINO                         Era inevitabile che ci accerchiassero.

ROBERTO                 Mai vista una cosa del genere. Tutto quel disordine.

PINO                        Chi scappava da una parte, chi dall'altra.

ROBERTO                Fucili gettati per aria.

PINO                         Siamo tutti sfiniti, c'era da aspettarselo.

ROBERTO               Papa Benedetto XV ha ragione 'Questa è un'inutile strage'.

PINO                       E c'era bisogno del Papa per rendersene conto?

ROBERTO              Quanto mi dispiace per quel tenente colonnello.

PINO                 Pure a me. Non era riuscito a tenere il suo reparto unito.

ROBERTO          Che brutta fine che ha fatto. Alto tradimento. Fucilato a freddo. Ho raccolto da terra la lettera che aveva chiesto di scrivere prima di morire. Peccato l'abbiano strappata.

PINO               A chi era indirizzata?

ROBERTO        A sua moglie. Peccato, sull'altra metà c'era l'indirizzo. Se avessi trovato il pezzo di carta mancante, avremmo potuto ricopiarla e spedirla.

PINO              Leggila.

ROBERTO legge:

" condannato a morte. Ti chiedo scusa, anima mia, se ti causerò il mio imbarazzo. Non vergognarti, amore, ti chiedo perdono. Quando questa lettera ti giungerà, io sarò già morto. Chissà se potrai mai dimenticare tutto il dolore che ti causerò."

Silenzio.

PINO                 Dio lo ha già perdonato.

ROBERTO poggia il brandello di carta per terra.

ROBERTO          Guarda! C'è una piccola violetta nascosta dietro questa pietra!

PINO                  Un fiore in un sentiero di guerra! Ci vuole coraggio a sbocciare qui!

ROBERTO          È un piccolo miracolo!

PINO                  Chissà se ci sarà anche per noi un miracolo.

ROBERTO        Il nostro esercito deve essere più motivato, dobbiamo riprenderci da questa disfatta e vincere una volta per tutte. Dimentichiamoci di Caporetto e andiamo avanti più forti di prima.

PINO             Abbiamo bisogno di ritornare una volta per tutte a casa.

Buio.

La VOCE FEMMINILE dal leggio legge una lettera di ROSA, la moglie di ROBERTO. Dalla sua lettera veniamo a sapere che la guerra non è ancora finita, un anno è passato. È il 1918:

"Caro Roberto, chissà se stai combattendo in questo momento. Per fortuna, grazie alla licenza, siamo stati un po' insieme. Troppi mesi già son passati e mi manchi tanto, sai? Sento che il 1918 sarà l'anno buono per la fine della guerra. Me lo sento che entro la fine di qust'anno tornerete tutti da noi. A riabbracciarti la prossima volta saremo in due. In due ti aspetteremo vicino all'uscio di casa. Sarai un bravo papà, questo lo so già. La pancia è cresciuta a dismisura, sembra che ho un piccolo sole in grembo. Un po' sono felice che non mi vedi così ingrassata. Ieri, mentre riposavo, ho sentito che si muoveva, pareva facesse una piroetta nella pancia, così ho preso una tua camicia e ho appoggiato la mia mano e la manica della camicia su. E lui rispondeva, sembrava ci accarezzasse. Dico 'lui' perchè la mamma dice che sarà un maschietto. Lo dice perchè ho il viso paffuto e la pancia è bella rotonda, all'insù e perchè non ho avuto neanche un giorno di nausea.
Marinella, la moglie di Gino, lavora in una fabbrica di proiettili, sta sempre a lavorare. È stanchissima. Non ti dico le ore di lavoro che fa, peggio dell'asino della nostra campagna. Io dico che da un giorno all'altro dovranno ricoverarla.

Ti sogno ogni notte, anzi sei nei sogni miei e del bambino.

Ti amo,
Rosa"

Luce soffusa.

ROBERTO               In questa notte di novembre le stelle sono 343 come il nostro battaglione. Chissà a chi assomiglierà. Spero sia bello come la mamma. Mancano pochi giorni, sai?

PINO                        Margherita dice che Milena sta diventando uguale a lei. Ora va a scuola e le piace fare i compiti.

ROBERTO               Tu dici che sarò un buon padre?

PINO                      Ma certo che lo sarai!

ROBERTO              Speriamo!

PINO                      Sai una cosa? Non vedo l'ora di invecchiare.

ROBERTO            La guerra sarà solo un ricordo e i nostri bambini saranno adulti ormai e magari ci regaleranno un bel nipotino.

PINO                   Riusciremo mai a dimenticarla questa guerra?

ROBERTO          Chissà.

Buio.

La VOCE MASCHILE dal leggio legge una lettera di Roberto indirizzata alla moglie:

"Cara Rosa,
siamo sul Piave ora. Oggi è un anno dalla disfatta di Caporetto ma i nostri cuori sono ben pronti e forti per affrontare l'esercito austriaco che ormai si sta disgregando. Io dico che vinceremo una volta per tutte e chissà se non sarò lì quando il nostro bambino nascerà."

Buio.

Si sentono spari ovunque.

La luce si accende e spegne ad intermittenza, vediamo PINO e ROBERTO che sparano. PINO si gira di spalle e spara un nemico.

Buio.

Luce.

PINO è ancora di spalle, ROBERTO è disteso per terra privo di sensi. PINO non si accorge di nulla e continua a sparare.

ROSA (fuori campo)                       Aiutatemi! Ho dei forti dolori alla pancia! Ah!

PINO (guardando l'amico accasciato)                Roberto! Ti hanno colpito amico mio! (si abbassa per provare a soccorrerlo)

ROSA (fuori campo)                Presto mamma, tienimi le gambe! Aiutami! Ah! (urlando per il dolore)

PINO                   Quanto sangue stai perdendo! (prova a fermare il sangue con le mani) Ti porto subito in infermeria. (gli tocca il viso per provare a svegliarlo, ROBERTO comincia a sbattere le palpebre) Cerca di rimanere sveglio.

ROSA (fuori campo)                         Sento che sta per uscire! Ah!

PINO                  Robè non chiudere di nuovo gli occhi!

Urla di Rosa.

ROBERTO apre gli occhi, muove leggermente le mani. Lentamente avvicina le mani verso la tasca della giacca, non ci riesce, è troppo debole, con un gesto del viso fa capire a PINO che deve prendere qualcosa dalla tasca. PINO fa quello che gli chiede l'amico, tira fuori un pacco di lettere chiuse.

ROBERTO (con voce flebile)         T... tie... tieni.

PINO                     Cosa sono tutte queste lettere?

Si sente il vagito di un neonato.

ROSA (fuori campo)                     È un maschietto!

PINO (leggendo l'intestazione delle lettere)                    'A mio figlio.' (commosso) Tu ... tu avevi scritto delle lettere per il tuo bambino che stava per nascere!

ROBERTO (con voce sottile e spezzata)                  Sapevo che sarebbe potuto accadere anche a me. Eh! Maledetta sfiga…

PINO                    Non dire così, Roberto! Ce la farai anche stavolta! Resisti! No, Roberto, no! Non chiudere gli occhi, ti prego!

ROSA (fuori campo)               Ha aperto gli occhi il nostro bambino! Quanto è bello! Sarai la gioia di mamma e di papà!

PINO               Non puoi morire proprio ora che abbiamo vinto!

ROBERTO (sfiora il viso dell'amico e con un fil di voce)        Ti prego, quando tornerai a casa vai a trovare mia moglie e consegna queste lettere, c'è tutta la mia storia lì, deve darle a nostro figlio quando sarà grande e comincerà a capire ... allora dovrà ricordargli che ... che quando papà era al fronte ... non ha solo combattuto e ucciso i nemici ... quando papà ... era al fronte ha scritto anche... ha s..scritto lettere ... piene d'am ... o ... re.          

Buio.                                                                                                                         

FINE





Nota bibliografica

Dentro la storia, Casa Editrice G. D'Anna
L'Allegria 1914-1919, Giuseppe Ungaretti
Lettere dal fronte, collezioni private di Pasquale Campo e Stefano Viaggio
Boccanera va alla guerra. Poeti e scrittori italiani della Grande Guerra
Le canzoni della Grande Guerra
Brani antologici di 'Addio alle armi' di Ernest Hemingway.


Materiale audiovisivo
La Grande Guerra, la tragedia della modernità. (Soldati- L'ecomomia di guerra), Rai Trade
La grande guerra, Mario Monicelli
Amori di mezzo secolo, 'Guerra 1915-18' di Pietro Germi



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